Intolleranze alimentari: cosa sono e quanto sono utili i test?

Negli ultimi anni si è creato attorno alle intolleranze alimentari un notevole interesse, anche a causa del presunto rapporto con il dimagrimento, e soprattutto un grande mercato di test per identificarle.

Spesso, però, il risultato di questa grande varietà di informazioni e offerte commerciali è una grande confusione: cerchiamo quindi di fare chiarezza!

Le intolleranze alimentari non sono le responsabili del nostro aumento di peso: i veri responsabili sono, principalmente, l’alimentazione in eccesso rispetto alle nostre esigenze, la cattiva alimentazione, la mancanza di un’adeguata attività fisica, la genetica e l’età (in questo articolo ne parlo più diffusamente). Una diagnosi di intolleranza alimentare, anche se corretta, non ci porterà automaticamente a perdere massa grassa!

Che cos’è un’intolleranza alimentare?

È una reazione avversa ad un alimento, non derivante da un’attivazione del sistema immunitario, queste ultime sono infatti le allergie alimentari e si diagnosticano con specifici esami medici come il patch test o il prick test a seconda del meccanismo con cui si manifestano. I motivi per cui l’organismo manifesta delle intolleranze ad alcuni alimenti sono generalmente riconducibili ai seguenti meccanismi:

  • Carenza di specifici enzimi
  • Intossicazioni sistemiche
  • Effetti sul sistema nervoso
  • Effetti pro infiammatori
  • Effetti a carico della flora batterica intestinale

Quali sono le intolleranze più frequenti?

Al momento, le uniche riconosciute sono:

  • Al lattosio
  • Al fruttosio
  • Al glutine
  • Ai solfiti, salicilati e additivi alimentari
  • Ad amine bioattive

Intolleranza al lattosio: non è causata dagli anticorpi o dal sistema immunitario, ma dalla mancanza della lattasi, l’enzima necessario per digerire il lattosio (il principale zucchero del latte). Il lattosio non digerito, quindi, viene utilizzato dai batteri presenti nel nostro intestino, con l’esito di richiamare acqua nel lume intestinale e causare perciò diarrea.

La diagnosi viene eseguita con il breath test, che ricerca nel respiro del paziente tracce di idrogeno derivante dalla fermentazione del lattosio. In generale questa intolleranza è facilmente identificabile, a causa della ricorrente dissenteria in seguito all’assunzione di latte o alimenti che contengono alte concentrazioni di lattosio (formaggi freschi, mozzarella).

Il metodo d’intervento in questi casi è un’iniziale esclusione degli alimenti contenenti lattosio e, quando possibile, una successiva, moderata e controllata riassunzione. Esistono comunque in commercio prodotti in grado di digerire il lattosio al posto dell’enzima mancante, ma il grado di efficacia è piuttosto variabile da paziente a paziente.

Intolleranza al fruttosio: è causata dalla mancanza di un enzima indispensabile per il trattamento di questo zucchero.

La diagnosi è clinica (la diagnostica già il pediatra) o genetica (si ricerca la mutazione del gene). In caso di ingestione di fruttosio (ma anche di saccarosio, sorbitolo, xilitolo e altri zuccheri) si verificano ipoglicemie e acidosi lattiche (una condizione che porta ad un abbassamento del pH del sangue). È una condizione relativamente rara e viene diagnosticata solitamente nei primi mesi di età; con una corretta pianificazione dietetica non comporta problemi di salute o particolari limitazioni.

Intolleranza al glutine: è senza dubbio la forma di intolleranza più diffusa e probabilmente anche la più subdola. Infatti, si può presentare in forme diverse anche a fronte di uno stile alimentare sano, genuino ed equilibrato, poiché il glutine è presente in tantissimi cereali e nei loro derivati.

I sintomi sono molto variabili, sia da persona a persona che in momenti diversi della vita, ma in generale riguardano l’apparato gastrointestinale. I più comuni sono: gonfiore, pesantezza e tensione addominale e stitichezza alternata ad attacchi di dissenteria.

Spesso i sintomi sono sovrapponibili a quelli causati dalla sindrome dell’intestino irritabile (sono forse la stessa cosa? È probabile, ma non ancora stabilito) e di solito possono attenuarsi o scomparire procedendo con la sola eliminazione del glutine. Di sensibilità al glutine avevamo già parlato in questo articolo!

Intolleranza ai solfiti, salicilati e additivi alimentari: si tratta dell’intolleranza ad alcune sostanze come conservanti, coloranti e edulcoranti che possono provocare, in certe condizioni, effetti negativi sull’organismo, oppure i solfiti eccessivamente usati da alcuni produttori di vino, che in alcune persone provocano nausea e cefalee e più raramente asma e sintomi respiratori.

È relativamente poco comune e interessa più frequentemente individui particolarmente suscettibili o cronicamente esposti.

I sintomi più comuni sono a carico del sistema gastrointestinale, ma si manifestano alcuni sintomi anche a livello del sistema nervoso e della cute (orticaria).

Intolleranza alle ammine bioattive: fa parte di questo gruppo, per esempio, l’intolleranza all’istamina, un’ammina prodotta dal nostro organismo e fondamentale per la risposta infiammatoria, ma responsabile di una serie di reazioni sgradevoli se presente in quantità troppo elevata negli alimenti.

Varie categorie di alimenti, tra cui vini, birre, formaggi, carni stagionate e insaccate, latticini, succhi di frutta, cioccolato possono arrivare ad avere una concentrazione tale di ammine bioattive in grado si provocare, in alcuni soggetti, nausea, mal di testa, orticaria, attacchi ipo e ipertensivi, crampi intestinali con attacchi di dissenteria e in alcuni casi anche attacchi asmatici.

Altre intolleranze: se quelle riconosciute sono solo queste, perché spesso si sente parlare di tantissime altre intolleranze alimentari?

Per rispondere è necessario distinguere tra le intolleranze in senso stretto e altri tipi di problemi che moltissimi alimenti possono causare, soprattutto a carico dell’apparato gastrointestinale: parlo dei cosiddetti “fodmap”, alimenti contenenti zuccheri che possono essere fermentati da una flora batterica intestinale non equilibrata. La fermentazione di questi zuccheri provoca gonfiore, distensione e dolore addominale, pesantezza e irregolarità come stitichezza e feci liquide.

A differenza delle intolleranze, in questo caso non siamo di fronte ad un difetto del nostro organismo, ma è la nostra flora batterica intestinale che causa dei problemi. Intolleranze alimentari di questo tipo sono probabilmente la più frequente causa di gonfiori, irregolarità dell’intestino e altri disturbi.

Non dimentichiamo infatti che l’intestino è la più grande ed estesa barriera del nostro corpo ed è il centro fondamentale per il mantenimento dello stato di salute dell’intero organismo.

Ecco alcuni alimenti ricchi di fodmap (a cui presto dedicheremo un articolo)

Frutta:

Mele, pere, anguria, melone, anguria, pesche, albicocche, ciliegie, nespole, papaia, cachi, prugne, melograni, uva passa, uva sultanina, more, ribes, datteri, fichi freschi, bacche di goji, litchi, mango, agrumi.

Cereali:

Cereali e prodotti a base di grano, orzo, segale, amaranto, kamut, frumento, couscous, muesli, farro, semolino.

Altro

Inulina, miele, marmellata e gelatina di frutta non permessa, sottaceti, salse e condimenti per insalata, pesto alla genovese, agave, dolcificanti artificiali di qualsiasi tipo (mannitolo, sorbitolo, isomalto, xilitolo, fruttosio).

I test

I test per le intolleranze che vediamo proposti a prezzi variabili a seconda del periodo dell’anno, non hanno valenza scientifica documentata e i risultati che generano sono casuali e non riproducibili. Certo, in certe circostanze portano a qualche miglioramento, ma in alcuni casi è sufficiente limitare anche il solo apporto di glutine che già la sintomatologia migliora notevolmente.

Alcuni test non validati scientificamente:

  • Test impedenziometrico per le intolleranze
  • Test del capello
  • Test citotossico
  • Dosaggio delle Ig4
  • Dria test
  • Vega test
  • Test quantistico

8 consigli pratici nel caso pensiate di avere qualche intolleranza

  1. Assicuratevi di non avere un’alimentazione troppo stretta o troppo calorica
  2. Spesso sensazioni di affaticamento, perdita di lucidità e difficoltà di concentrazione sono dovute ad una semplice disidratazione o ad un’idratazione non sufficiente: bevete almeno 1,5l d’acqua al giorno per le donne, o 2l per gli uomini
  3. Eliminate, almeno per una settimana o dieci giorni, completamente i latticini con alte concentrazioni di lattosio; sì al grana o al parmigiano ben stagionati
  4. Provate una settimana gluten-free. No a pane e pasta sì al riso, alla chinoa, al grano saraceno e alle patate (meglio quelle dolci!)
  5. Seguite per un certo periodo un’alimentazione paleo (non sai cosa sia? leggi qui!)
  6. Limitate gli alimenti contenenti fodmap
  7. Provate 3/4 settimane di fermenti lattici: ogni caso è diverso dall’altro e i fermenti lattici giusti vanno scelti con grande attenzione, ma in generale un buon probiotico contiene lattobacilli e bifidobatteri, meglio se con acido butirrico o glutammina
  8. Infine: pensate di avere un’intolleranza perché non perdete peso? Iscrivetevi in palestra oppure andate a correre e pianificate una dieta adeguata, non buttate soldi in test non scientifici e inutili!

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