Metabolismo lento: perché?

Pensi che il tuo metabolismo sia lentissimo o praticamente fermo?

Segui con attenzione una dieta ipocalorica ma non riesci proprio a perdere peso?

Continua a leggere, potresti trovare consigli utili per la tua condizione! Potresti essere interessato anche a conoscere meglio il tema leggendo questo mio precedente articolo!

Innanzitutto dire che il metabolismo è fermo, molto probabilmente, non è corretto: a meno che non ci siano patologie a carico della tiroide, il tuo metabolismo è sanissimo poiché riesce a fare esattamente quello che deve fare: risparmiare e massimizzare la spesa energetica in un periodo di restrizione, quindi più che di metabolismo fermo sarebbe opportuno parlare di metabolismo rallentato.

La situazione tipica è la seguente:

Si segue una dieta restrittiva, ipocalorica e/o ipoglucidica (cioè povera di carboidrati), e dopo un’iniziale e sofferta perdita di peso, che può essere anche molto accentuata, i progressi si arrestano lasciando ancora chili in eccesso o comunque prima di raggiungere gli obiettivi desiderati. In questa condizione si può anche assistere ad aumenti di peso più o meno regolari, specialmente dopo i 40 anni e nel periodo post menopausale. A questo punto perdere chili diventa molto difficile, perfino con una dieta da 1000kcal al giorno.

Vediamo di capire, con ordine, perché le cose vanno in questa maniera e cosa si può fare:

Il primo passo è verificare che la dieta sia effettivamente ipocalorica, cioè che l’introito calorico sia effettivamente basso: molto spesso si tende a sottovalutare l’entità di quanto si mangia e con un attento controllo si possono spesso scovare tante calorie in eccesso, responsabili del blocco del dimagrimento. Bisogna prestare molta attenzione specialmente agli alimenti ad alta densità calorica, ossia quegli alimenti leggeri in termini di peso ma estremamente ricchi di calorie e poco sazianti, per esempio:

Il secondo passo è assicurarsi che l’introito calorico medio sia davvero così basso come pensiamo: è opportuno infatti considerare non le calorie assunte giornalmente ma quelle assunte globalmente; il corpo infatti “ragiona” su periodi di tempo più lunghi della giornata ed è possibile infatti che una dieta ipocalorica seguita attentamente durante la settimana venga vanificata da un’alimentazione troppo poco controllata durante il weekend.

Per valutare l’introito calorico consiglio di rivolgersi ad un professionista: esistono molte applicazioni per smartphone che consentono di tenere traccia di quanto si mangia ma personalmente ne sconsiglio l’uso perché si rischia di instaurare una vera e propria dipendenza.

Se si è certi che l’apporto calorico sia corretto allora può essere veramente il caso che il metabolismo energetico abbia subito un rallentamento, o meglio, che l’organismo stia reagendo ad una situazione di privazione (a modo suo, naturalmente!).  L’organismo, infatti, cerca di bloccare la perdita di massa magra (comunque praticamente inevitabile in ogni dieta) intervenendo in modo da limitare al massimo la quantità di nutrienti che gli servono per sopravvivere ma fa contemporaneamente anche un’altra cosa: fa in modo che una certa quantità di massa grassa non venga intaccata a fini energetici.

Il nostro corpo si fa insomma bastare il cibo che gli viene dato, a discapito della quantità e qualità della massa magra, conservando il più possibile la massa grassa. Come un cane moribondo che continua imperterrito a sotterrare le ossa, l’organismo “conserva” il grasso per periodi ancora più bui: è l’evoluzione che ha generato questo processo. In tempi remoti quando i digiuni potevano durare giorni interi o settimane era fondamentale risparmiare fino all’ultimo grammo di grasso per sopravvivere durante periodi ancora peggiori.

Ora immaginate un’altra cosa: l’organismo si trova in questa situazione di perenne necessità di nutrienti, il peso è ormai stabile da molto tempo nonostante una dieta scarsissima e un giorno si commette uno sgarro: un gelato abbondante, una pizza, un panino con formaggi e salse ecc: verrà tutto assimilato nella misura maggiore possibile, portando ovviamente ad un aumento di massa grassa

Come si interviene in questi casi?

In primis è necessario escludere col medico la presenza di patologie tiroidee (anche se in Italia purtroppo il reverse T3 non viene dosato di routine, ma questo è un altro discorso!) e successivamente si può impostare un programma nutrizionale. Non esiste naturalmente nessun approccio ipocalorico risolutivo, dal momento che la privazione ha, in fin dei conti, prodotto solo danni, quindi è impensabile togliere nutrienti. L’approccio razionale è una reverse diet: si inizia cioè a nutrire nuovamente l’organismo, secondo una scala settimanale, aumentando gradualmente le calorie di settimana in settimana, in particolare quelle derivanti dai carboidrati; l’aumento dev’essere molto contenuto e stabile nel tempo.

L’organismo in questo modo si abitua gradualmente ai nutrienti, ricostituisce la massa magra perduta, in termini di quantità e qualità e “impara” di nuovo a nutrirsi. Dopo un periodo di tempo variabile ci si ritrova in una situazione nella quale l’organismo non subisce sostanziali variazioni di peso, nonostante l’introito calorico sensibilmente aumentato rispetto al passato. Si prosegue fino a che l’aumento calorico non inizia a produrre un aumento di massa grassa (massa grassa, non peso!) e solo allora si procede ad una dieta vera e propria.

Questo processo richiede sicuramente del tempo ma è la soluzione migliore per un problema di blocco del dimagrimento, anche se può in molti casi spaventare i pazienti, magari abituati ad essere a dieta da una vita e, quindi, che si mostrano scoraggiati o riluttanti all’idea di aumentare le calorie.

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